Chiesa di San Martino

La Chiesa di San Martino, situata nel centro del paese era anche il cuore della vita della comunità. Davanti ad essa, sulla strada pubblica, erano soliti riunirsi i capi-famiglia, per discutere sui problemi ed assumere le decisioni importanti per la comunità. Un poco discosta verso settentrione si ergeva una quadrata torre di guardia, il complesso era circondato da una muraglia. Anticamente veniva menzionata come  Ecclesia in villa per antomasia, dato il considerevole afflusso di fedeli e la sua vastità.

Da un atto di vendita stipulato da Buscherio da Camodea il 3 maggio 1347 risulta che la chiesa era insignita del titolo parrocchiale:

In parochia Sancti Martini prope domum habitationis Jacobini Captanei, soror Bruna, ministra domus humiliatarum Sancti Bartholomei

Era costituita su due navate; ma dagli inizi del cinquecento venne utilizzata una sola navata destinando quella meridionale a locale di deposito per i prodotti agricoli, cantina per i vasi e legnaia.

L’abitazione del beneficiato era composta da sei locali al piano terreno, con i suoi solai superiori: quella del massaro era fornita di stalle, fienile e colombaia.

Sulla parte retrostante all’altare campeggiava un antico dipinto con la raffigurazione dei Santi Martino, Pietro e Zeno. Entro due croci indorate si conservavano numerose reliquie antiche, che per disposizione del Vescovo Volpi nel 1625 vennero trasportate in Parrocchia   

La chiesa era piuttosto bassa, sotto un tetto di coppi c scarsamente illuminata con una finestra sul frontone ed una seconda su lato dell’epistola; sopra la facciata a capanna si ergeva una torretta con una campanella. Per ovviare all inconveniente della insufficiente luminosità il Vescovo G. M. Odescalchi nel 1661 dispose di far aprire nuove finestre, sopraelevandole.

La chiesa nella sua lunga storia, che trae le origini dal secolo XI, conobbe un cinquantennio di chiusura forzata, in seguito alle vicende storiche, iniziate con la profanazione e devastazione ad opera delle truppe russe nel 1799.

La chiesa era un beneficio clericale con jus patronato della famiglia Cattaneo, e comprendeva an­che le chiese di San Pietro e San Zeno; costituivano una considerevole fonte di reddito che ascendeva, per la sola parte dominicale, ad oltre 700 libre, derivante dalla proprietà di ben 102 moggia di terreno.

11 beneficio rimase sempre e gelosamente nelle mani dei chierici Cattaneo; ma il loro disinteresse per la cura c il buon funzionamento di queste chiese appare evidente fin dal principio del ’500.

Sempre più raramente provvidero a celebrare tutte le messe alle quali erano tenuti, finché si ridus­sero a celebrare nelle sole ricorrenze del santo patrono. Contro questi abusi insorsero i Vescovi, a comin­ciare dallo Speciano nel 1590, richiamando il titolare Michele Cattaneo, ai propri doveri. Costui, titolare anche di un canonicato in S. Gaudenzio, risiedeva stabilmente a Borgomanero, e trovò il modo di farsi sostituire dal sacerdote eporediese Jacobo de Jannclla per la mercede di 45 scudi. Per diversi anni andò a celebrare il carico di messe nella chiesa del monastero di San Bartolomeo. Il can. Michele subì anche un processo ecclesiastico per la disobbedienza agli ordini del Vescovo ed in compenso provvide ad abbel­lire la chiesa; finché nei 1624 rassegnò il beneficio al nipote G. Battista, riservandosi una provisione di 30 ducatoni d’oro.

Viene inoltre ricordata la sacrestia ma non è chiaro dove essa fosse posta. Negli atti di visita del Vescovo Balbis Bertone (1761) la chiesa risulta ormai costruita dalle strutture ancor oggi visibili. C’è un unico altare, ligneo, con un’ancona lignea scolpita racchiudente un dipinto (purtroppo in pessimo stato) raffigurante San Martino. A sud della chiesa, con ingresso dal presbiterio, è posta la sacrestia; la campana è sotto un pinnacolo e viene suonata dal presbiterio. Nel 1799 un drappello di cosacchi del generale Suvaroff venne alloggiato in questo oratorio, ne bruciò le porte e lo profanò. Da allora rimase chiuso fino al 1850 quando, per interessamento dell’arciprete Andrea Silva, venne restaurato, ribenedetto e riaperto al culto. La situazione attuale dà agio di individuare tramite chiari segni le fasi costruttive attraverso cui è passato l’edificio. Lungo il fianco sud sono visibili le parti dei muri laterali appartenenti già alla chiesa romanica con gli archetti pensili in alto; altrettanto visibili sono le tamponature delle arcate in muratura a tutto sesto che facevano comunicare tra loro le due navate. Lungo il fianco nord sono visibili le tracce di altre strutture delle quali si hanno minori notizie: il campanile romanico e forse la sacrestia del ‘600. Anche all’esterno del coro (risalente alla fine del ‘600) sono visibili, nell’angolo nord-est, i segni di una copertura ad esso appoggiata.